Intervista agli organizzatori della Mamada: Ferdinando Notarnicola e Giovanni Caccavale

Il 25 febbraio all’Accademia BiClub, sita in Via Piave, ci sarà Carnaval, serata LGBT organizzata da La Mamada. Ospiti della serata: Tina Sacco, Loredana Simioli (ai più nota per il suo ruolo di “Mariarca” in TelGaribaldi), Sharon e Deianira Marzano. In quell’occasione si festeggeranno anche  i due anni di vita del format. Per questa ragione abbiamo deciso di intervistare i due organizzatori ossia Ferdinando Notarnicola e Giovanni Caccavale.

Quando nasce la Mamada e perché?

La Mamada nasce al Moses. La “serata zero” si svolse il 26 febbraio 2015. L’idea deriva da un’esperienza precedente conclusasi pochi mesi prima . Tutto nasce a seguito di molte richieste da parte di coloro che frequentavano le serate LGBT. Queste persone chiedevano a più riprese che noi fossimo presenti sulla piazza. Nonostante ciò le prime serate sono state solo delle semplici feste tra amici e null’altro. Si svolgevano di giovedì. Erano “di nicchia”, per certi versi. Col tempo poi le persone si sono affezionate al format. Questo perché la nostra idea di serata rompe qualsiasi cliché. Va al di là di ogni stereotipo di serata LGBT tipo. Per questa ragione La Mamada definisce se stessa come un format e non come una serata. Il nostro format prevede il coinvolgimento del pubblico, l’ironizzare le icone del pop internazionale, rendendole quasi simili all’amica napoletana della porta accanto. Ed è per questa ragione che Ferdinando scelse poi di introdurre, all’interno delle esibizioni, dei clip audio di personaggi mediatici, che circolano molto sui social e all’interno della nostra comunity.

Quali sono le caratteristiche fondamentali delle serate della Mamada?

Nell’articolo precedente hai avuto modo di scrivere che la Mamada si definisce pop. Non solo perché predilige dal punto di vista musicale il genere Puttan Pop ma proprio nel senso etimologico della parola ossia “popolare”. Si tratta di una serata realizzata per il popolo e fatta dal popolo, nel senso che proprio lo comprende. Per questa ragione si basa sul coinvolgimento del pubblico. C’è un’interazione continua. Si tratta di una rivisitazione costante di se stessa. Ed è questa idea di “popular” che ci fa prendere atto delle difficoltà che tutti hanno nel vivere quotidiano e che dunque è importante potersi aggregare e divertirsi in questa maniera. Per la stessa ragione ci siamo inventati il format nel format. Si tratta di serate a partire da 1.99 euro che consentono a tutti di potervi accedere e che permettono anche di contribuire alla realizzazione del Pride, in quanto parte di questi ricavati sono finalizzati a sostenere economicamente la manifestazione.

Giovanni Caccavale prima di realizzare La Mamada di cosa si è occupato nell’ambito delle serate LGBT?

Da giovane sono stato apprendista fonico radiofonico di Radio Marte. Andando in giro, con gli speaker radiofonici dell’epoca, per serate etero, mi sono ritrovato, quasi per caso, con un microfono fra le mani. A fine gennaio del 1997, durante una serata dei Otherside Group di Annamaria Sciacca,  mi vide Massimo Niespolo, dj e proprietario del Madison Radio Kiss Kiss Network, che mi lanciò nel mondo dell’intrattenimento LGBT come MC Vocal. Ho scoperto poi col tempo di essere stato il primo uomo della comunità gay italiana a fare ciò. Ho collaborato con tutti i gruppi organizzatori di serate. Oltre gli Otherside Group, ho collaborato con Rino Sorrentino per il suo Freezer, con Vania Iacolare nei FreeLovers. Sono stato il direttore tecnico dei Criminal Candy. Tra il 2009 e il 2010 ho realizzato delle mie serate. Con Vania poi abbiamo realizzato il Barba&Tacchi. Fatto ciò io, Ferdinando ed altri due ragazzi ossia Mario e Luigi abbiamo messo su La Mamada. Nel Sud della Spagna con questo termine s’indica il desiderio di essere ciò che si vuole essere senza che gli altri abbiano diritto di recriminare.

La Mamada contribuisce anche alla causa dei diritti LGBT, in che modo?

Oltre alla raccolta fondi per il Gay Pride La Mamada tende sempre a sensibilizzare le persone verso l’associazionismo e il senso di comunità. Per tanti anni tutto ciò a Napoli è venuto meno. Man mano stiamo riuscendo a coinvolgere sempre più persone. I ragazzi sono sensibilizzati su argomenti molto delicati come l’omofobia e la transfobia. Abbiamo parlato anche di prevenzione all’HIV. Prossimamente con Arcigay ospiteremo The Desk. Nel corso della giornata saranno distribuiti test gratuiti per l’HIV.

Tu stesso sei parte attiva nell’organizzazione del Pride. In cosa consiste il tuo contributo e da quanto tempo te ne occupi?

La mia collaborazione, in maniera diretta, nasce nel luglio del 2015. Fabio Ragosta e Fabrizio Sorbara, durante una serata estiva al Caraibi, mi chiesero proprio di dargli una mano per intrattenere e per dare un’occhiata all’aspetto tecnico. Collaboro in maniera volontaria nel senso che non ho mai chiesto cachet.

Tornando alla Mamada in alcune serate ci sono stati ospiti “sui generis”. Dove nasce l’idea di realizzare serate con loro e perché la scelta è caduta proprio su di loro?

L’animazione della Mamada è caratterizzata da giovani performer, che possono essere sia ragazzi che studiano canto e danza e che vogliono intraprendere un percorso professionale, sia ragazzi che vogliono mettersi in gioco, anche solo per una serata. La scelta di coinvolgere ospiti nostrani di impatto mediatico quali Deianira Marzano, Tina Sacco, Sharon e Francesca Cioffi, dai più definiti “trash”, nasce dal bisogno di sdoganare, esorcizzare, certi modi di fare serate. Il nostro format è incentrato sull’ironia ma sopratutto sull’autoironia. La volontà è quella di rispondere agli altri gruppi di organizzatori che ci criticano in maniera anche pesante per il nostro essere volutamente “trash”. A noi non spaventa essere se stessi. Non abbiamo paura di offrire anche questo genere di intrattenimento. Sappiamo che alla gente piace. Il messaggio è che le persone non devono vergognarsi nell’ammettere questo aspetto di se stessi. Si tratta di una scelta artistica. In fondo siamo un po’ tutti Mariarca: indifferentemente.

L’Italia, secondo voi, a che punto è con i diritti civili ed LGBT?

Da un anno a questa parte ha raggiunto un piccolo step. La strada è ancora lunga. L’Italia come Stato è troppo arretrato dal punto di vista culturale, prima ancora che legale. Noi cercheremo nel nostro piccolo di combattere questa arretratezza.

Quali sono gli obiettivi futuri della Mamada e i vostri progetti futuri?

Il nostro obiettivo principale è quello di reinventarci sempre. Vogliamo essere sempre fedeli al nostro mood. Vogliamo restare sempre noi stessi. Non ci monteremo mai la testa. Continueremo anche ad aggregare e sensibilizzare. Nadia Girardi ci ha chiesto di aiutarla per il Pride di Potenza. Quindi stiamo già lavorando per il prossimo Pride napoletano del 24 giugno. I lavori stanno già a buon punto.

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