Al Teatro Mercadante dal 19 febbraio al 1 marzo in scena la prima versione teatrale italiana del capolavoro di Jane Austen con la regia di Arturo Cirillo
Torna sul palcoscenico sul quale debuttò in anteprima nazionale la scorsa estate e sull’onda di una felice tournée italiana, lo spettacolo Orgoglio e pregiudizio, nell’adattamento teatrale di Antonio Piccolo e la regia di Arturo Cirillo.
Al Teatro Mercadante di Piazza Municipio a Napoli lo spettacolo sarà in scena da mercoledì 19 febbraio a domenica 1 marzo, interpretato dallo stesso ArturoCirillo e da Valentina Picello, Riccardo Buffonini, Alessandra De Santis, Rosario Giglio, Sara Putignano, Giacomo Vigentini e Giulia Trippetta.
Le scene sono di Dario Gessati, i costumi di Gianluca Falaschi, le luci di Camilla Piccioni, le musiche di Francesco De Melis. La produzione è del Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale e Marche Teatro.
Note di regia su Orgoglio e pregiudizio
Perché portare a teatro Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen? “Perché – spiega Arturo Cirillo – penso che sia una scrittrice con un dono folgorante per i dialoghi. Sono affascinato dall’Ottocento e dal rapporto fra i grandi romanzi di quell’epoca e dalla scena. Infatti provai un raro piacere, svariati anni fa, ad affrontare uno strano testo di Annibale Ruccello (strano perché al confine tra il musical e la commedia, tra la parodia e la ri-scrittura) ispirato a ‘Washington Square’ di Henry James. Perché l’ironia di questa scrittrice, il suo sguardo acuto ma anche distaccato sui suoi personaggi l’amo molto. Perché il mondo della Austen dove apparentemente non accade mai nulla di eclatante, abitato per la maggior parte da creature che stanno abbandonando la fanciullezza per diventare ragazze da marito o giovani scapoli da sposare, mi affascina; con tutto il pudore, i turbamenti, le insicurezze, e anche l’orgoglio e i pregiudizi che la giovinezza porta con sé”.
“Perché questo mondo sociale dove ci si conosce danzando – continua Arturo Cirillo -, ci si innamora conversando, ci si confida con la propria sorella perché i genitori sono, ognuno a suo modo, prigionieri del proprio narcisismo, non mi sembra così lontano da noi. Soprattutto pensando a queste giovani eroine spinte a sposarsi anche per avere finalmente un sostegno economico, sottraendosi allo stesso tempo all’indecorosa condizione di zitelle e allontanandosi dalle proprie famiglie d’origine. Anche se poi la povera e zitella Jane Austen (che mai riuscì invece ad abbandonare la propria famiglia) si divertì a sottrarsi a tutto questo mettendolo in scena nei suoi romanzi, che sono una spietata critica e allo stesso tempo un’amorosa dichiarazione d’appartenenza all’epoca”.
“Per fare questo – conclude il regista e attore – si cala nei suoi personaggi/alter ego amandoli e prendendoli un po’ in giro, magari standosene nascosta dietro una tenda ad osservarli, ridacchiando tra sé. Da dietro quella tenda, come nel buio di una quinta, celata agli sguardi altrui ma attenta a non farsi sfuggire nulla di ciò che accade, Jane Austen reinventa la realtà attraverso la sua rappresentazione, ma mai smettendo di essere vera. Come avviene in teatro”.
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